il dopoguerra
Alla fine della guerra, che come abbiamo visto fu per molti versi una guerra civile italiana, segui un periodo di vendette personali e politiche, di giustizia sommaria, di esecuzioni facili.
La
nonna Grazia, che è nata nel 1940, era una bambina di 5 anni, eppure ricorda bene le persone rasate a zero, che era un segno imposto ai collaboratori dei fascisti per renderli riconoscibili per strada. Spesso la rasatura era accompagnata da una buona dose di olio di ricino, lo stesso usato dai fascisti, che in alcuni casi portava anche alla morte.
Ricorda bene anche che bastava che uno per strada urlasse "fascista" additando una persona perché questo rischiasse di essere falciato immediatamente da una raffica di mitragliatrice.
Come ci spiegava il
nonno Luigi, la situazione era molto pericolosa, tutti si vendicavano di tutti, bastava che qualcuno dicesse che una persona era stato coi fascisti che spariva. Di notte gli squadroni andavano a portare via le persone dalle case, senza processo. Mio nonno, pur essendo un partigiano, non condivideva tutto questo e criticava i suoi compagni, era stufo della la guerra che gli aveva rubato la sua giovinezza, i suoi amici, aveva visto tanta crudeltà, ora voleva sentirsi vivo, libero, ricostruire uno stato, nella pace e nel rispetto delle persone, non voleva che le persone venissero giustiziate perché qualcuno aveva detto che erano amici dei fascisti, ci doveva essere un processo, con giudici del nuovo stato italiano con tutti i diritti per difendersi.
Una sera bussarono alla sua porta, senti la voce di un uomo disperata che chiedeva aiuto. Era un ex fascista che fino a pochi mesi prima gli aveva dato la caccia per fucilarlo.
Il nonno aprì, quest'uomo disperato chiese a mio nonno di aiutarlo nascondendolo, gli uomini che lo inseguivano l'avrebbero linciato. Mio nonno lo guardò per un attivo, gli faceva solo una grande pena, ma si disse che era comunque un uomo.
Lo fece entrare e pochi minuti dopo bussarono alla porta, mio nonno aprì, gli altri non osarono entrare e chiesero a mio nonno di consegnarli questa persona, lui si rifiutò e disse che l'avrebbe consegnata alle autorità competenti. Gli dissero di ricordarsi che quella persona che lui stava proteggendo era la stessa che qualche mese prima gli dava la caccia per ucciderlo. Mio nonno disse che la guerra era finita e che lui non voleva vedere ancora gente morire e che quell'uomo sarebbe stato processato e condannato da un tribunale.
La gente di malavoglia se né andò, il nonno chiuse la porta e guardò l'ex-fascista, il quale abbassò lo sguardo piangendo. La mattina seguente fu prelevato dai gendarmi e portato in caserma. Condatto a Milano fu processato e condannato.
La Resistenza
MariaPaola Colombo - classe III A - esame di licenza media - anno scolastico 2006/2007
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